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14/02/2006 - FilippoDelmonte.it - Il sito web di Filippo Delmonte
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Di Filippo Delmonte (del 15/10/2014 @ 01:19:14, in varie, linkato 1794 volte)
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Di Filippo Delmonte (del 01/05/2013 @ 12:59:03, in varie, linkato 1558 volte)
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Di Filippo Delmonte (del 01/05/2013 @ 12:59:03, in varie, linkato 1638 volte)
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Di Filippo Delmonte (del 01/05/2013 @ 12:59:03, in varie, linkato 1689 volte)
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Di Filippo Delmonte (del 18/11/2012 @ 12:12:11, in varie, linkato 2666 volte)
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Di Filippo Delmonte (del 06/03/2012 @ 10:53:13, in cronaca, linkato 2017 volte)
In Italia va di moda il vecchio che avanza e Parma non fa sconti. Alle prossime comunali ecco i due candidati simbolo del movimento: Ubaldi e Bernazzoli. Il primo è quello che voleva fare di Parma la grandeur, città da 400.000 abitanti e dunque cemento ed edifici da tutte le parti, dando vita a un disastro che poi si è compiuto definitivamente con l'arrivo di Vignali. Il secondo, Bernazzoli, è invece il presidente della provincia che da due legislature vegeta nella sua poltrona e ora dà l'attacco al Comune. Dando un'occhiata ai trascorsi e al programma attuale si nota come questi due personaggi faranno poco per la città che ora è nel baratro e tocca ai cittadini risanare i debiti. Nomi nuovi non ce ne sono, così come le idee che scarseggiano. Insomma si delinea una giunta dei soliti noti che sicuramente bene non farà a una città già in apnea. Non ci sono nuove idee, soltanto parole riviste. Nessun esempio concreto per il futuro della città. Nessuno parla delle perle che ha Parma: cultura ed enogastronomia in primis non vengono considerate come fonte di reddito primaria. L'Expo 2015 di Milano non viene neanche menzionato e pensare che siamo a un'ora dal capoluogo lombardo e cercare una collaborazione rappresenterebbe un'opportunità di rilievo. Qui bisogna rilanciare l'economia, i settori commerciali che negli anni hanno conosciuto la crisi, ma nulla. Ci sarebbe da studiare qualche misura nuova su trasporti e parcheggi. I soldi della metropolitana sono arrivati, ma nulla si è fatto. Per fortuna. Ma cercare qualche idea per snellire il traffico attraverso un mezzo pubblico meno invasivo sarebbe dovere primario. Vedremo che accadrà, intanto il Movimento 5 stelle sogna già i ballottaggi con la sicurezza di poter arrivare alla tornata finale.
 
Di Filippo Delmonte (del 07/11/2011 @ 00:32:54, in cronaca, linkato 1802 volte)
Il Motomondiale è finito nell'ormai classica tappa di chiusura: Valencia. Non c'è stata festa, nessun party post mondiale come da tradizione. Troppo grande il dolore per Simoncelli, ricordato con una parata mai vista e un minuto di casino, come aveva chiesto il papà, Paolo. Se ne va così il 201, in modo tragico. Passa in secondo piano tutto, il mondiale di Stoner, la sfiga di Valentino, tutto. Rimane il ricordo di un grande pilota caduto sul campo e l'addio alle corse di un mito di nome Loris Capirossi. Quanto gli è pesata quest'ultima gara dopo 22 anni. Aveva gli occhi lucidi prima del via e lo stesso a fine gara. La scomparsa di Simoncelli lo ha sconvolto profondamente e non è riuscito a godersi fino in fondo una giornata che per lui doveva essere di festa. È stato il primo prodigio dell'Italia a due ruote e ora passerà dall'altra parte del muretto box. Grazie Loris.
 
Di Filippo Delmonte (del 25/10/2011 @ 21:39:42, in gare, linkato 1934 volte)
Non ci abitua alle tragedie, agli incidenti mortali che accadono tutti i giorni sulle strade, figurarsi quando accadono in pista e colpiscono piloti giovani. Pensiamo, noi che viviamo le corse per passione e lavoro, che tutto sia bello, che i piloti siano invincibili e siano in grado solo di farci emozionare. Invece accede anche l'imponderabile. Per fortuna è raro, ma ogni tanto qualcosa va storto come accaduto domenica a Sepang. Il sangue di chi era davanti alla tv si è gelato. La speranza di rivedere Simoncelli di nuovo in piedi, forse non c'è mai stata. È rimasto un senso di vuoto in tutti quelli che erano davanti alla tv. Al Mugello, sede dell'ultima prova del campionato italiano, il paddock si è fermato, gelato. Tutti increduli, sbigottiti. Si è poi corso in un clima surreale: di solito tutto è chiassoso, domenica no. I festeggiamenti del podio e la premiazione dei campioni programmata per la sera sono stati cancellati. Nessuno aveva voglia di parlare. I piloti hanno corso. Hanno onorato con belle gare Marco Simoncelli. Alessio Corradi, di solito mai contento dei risultati diversi dal primo posto, a fine gara era sotto la sua tenda senza parole e con lui Stefano Manici, arrivato al Mugello per ritirare la targa leader del campione della salita. Nessuno sapeva dire altro che:”una tragedia. Impossibile sia successo”. I piloti, che per l'occasione non sono stati intervistato né in griglia né a fine gara hanno abbassato la visiera del casco cercando di isolarsi. Ce l'hanno fatta e sono stati grandi come il piccolo Nicolò Antonelli del team Italia, seguito da due meccanici di Parma, Monica e Ferretti, lui era amico di Simoncelli. Lo sentiva e il prossimo anno avrebbero corso insieme nel team Gresini, Sic in MotoGp, Nicolò in Moto3. Ha guardato il suo compagno Fenati, prima di darsi battaglia in pista, si sono abbracciati e poi con una mano sul cuore, con l'altra ha indicato il cielo. Gesti che valgono più di mille parole, così come i commenti su elettronica e gomme. Vitto Guareschi, intervistato da Italia 1, aveva uno sguardo che raccontava tutta l'emozione e il dolore di quei momenti. Così come quello di Valentino Rossi ,arrivato al box dopo essere stato coinvolto nell'incidente. In certi momenti aprire bocca diventa qualcosa di difficile e impossibile da fare. Vitto però ha parlato. “Si sono inanellate una serie di circostanze strane, sfortunate che difficilmente si verificano tutte insieme. In quel momento non so cosa sia successo, bisognerebbe vedere quanto gas aveva dato. Il fatto è che la gomma anteriore ha ripreso aderenza che la moto ha cominciato a curvare e lui era talmente appeso che non è riuscito correggere la traiettoria.” Guareschi va avanti dicendo. “L'elettronica penso non abbia colpa per quello che è successo. Le gomme erano calde, sicuramente stavano tirando come succede in tutte le gare”. La notizia della morte di Simoncelli, il suo incidente, ha emozionato tutti gli appassionati di Parma. Jonny Donelli, meccanico del team Phonica era in Malesia, aveva lavorato con Sic negli anni della 125, ha il telefono spento e ci si può immaginare il dolore. Era stato lui a presentare Marco ad Alberto Tassoni, grafico parmigiano, che ha la voce rotta dell'emozione. “Mi ero sentito con suo padre prima dell'Australia. Dovevamo vederci nei prossimi giorni perché volevano fondare il fan club e dunque io gli avrei dato un po' delle cose che gli avevo fatto in questi anni. Collaboravo con loro dal 2004: gente splendida, alla mano, sincera molto diversa da molta altra che frequenta il paddock. Avevamo un bel rapporto. Quando ero in zona Rimini andavo da loro a prendere un caffè, a fare due chiacchiere. Eravamo amici e per me Marco era un fratello minore. Non ho parole, ancora non ci credo. Era vero, così come si vedeva. Gli piaceva stare in compagnia, aveva una battuta per tutti e quando non era alle corse lo trovavi a casa a Coriano, lì insieme ai suoi famigliari. In un attimo è finita la sua vita. Amava correre e il prossimo anno avrebbe senz'altro raccolto i frutti dell'esperienza in MotoGp. Ancora oggi non mi sembra vero quello che è successo.” Invece è tutto drammaticamente vero Dio Bo', come avrebbe detto lui.
 
Di Filippo Delmonte (del 03/09/2011 @ 15:44:23, in varie, linkato 1728 volte)
Mai una sala stampa aveva colpito la mia immaginazione come quella di Gaildorf. Dalla pista al locale, una scuola, c’èà da fare una bella camminata in salita. Si arriva trafelati e sudati, soprattutto in un sabato torrido come quello di oggi. Segui le frecce e a un certo punto entri in un boschetto con tanto di ostacoli per allenare i militari: proseguendo si apre il cortile, dove in terra sono disegnate le strisce stradali per insegnare ai ragazzi le regole della strada. E poi finalmente si entra in questo salone, dove adesso ci sono i giornalisti, ma solitamente utilizzato come palestra, con tanto di funi. Assomiglia insomma a quei luoghi da film, dove si allenano le reclute militari e facendo uno sforzo di fantasia sembra quasi sentire le urla degli ufficiali. Per un giorno ci si sente così: militari. Un modo pittoresco per sentirsi giornalisti sul campo.
 
Di Filippo Delmonte (del 01/06/2010 @ 15:25:31, in superbike, linkato 1952 volte)
A volte la sfiga diventa Checa e non cieca. Uguale nella pronuncia, simile nel caso di Miller alla sostanza. Si perché lo spagnolo non aveva rivali sul Lago Salato e poteva festeggiare nel miglior modo il suo memorial day, quello che celebrava la sua unica doppietta in SBK, arrivata proprio nello Utah. E tra tante bandiere americane piantate in terra per commemorare, poteva sventolare quella spagnola. Invece no. Un doppio guasto silenzioso e invisibile ha tolto a Checa 50 punti, ma soprattutto due vittorie. Sarà pure lui l’eroe della giornata, però è magra consolazione, perché quando domini è difficile dire, vabbè comunque avrei vinto io. Come disse a Imola tre anni fa l’amico Davide “ se mi chiamassi Lucia, avrei…” e dunque non se e ma non si va da nessuna parte. Però c’è da dire e qui il premio fair play va nelle sue mani che non ha avuto un minimo gesto di stizza: nemmeno un pugno sul serbatoio come ci abituano altri piloti. Un grande. Tornando sulla pista: Aprilia vola, Biaggi apre la manopola del gas e tutti gli altri a guardare. Sarà l’anno del Corsaro. Lo penso da inizio stagione e a ogni gara ne sono sempre più convinto. Lui è il Max della 250, quello duro e forte, nello stesso tempo ragioniere. In pratica un pilota completo, un fuoriclasse. Poi se a tutto ciò aggiungiamo un pizzico di fortuna, la formula diventa letale per tutti. Haslam da parte sua è andato a terra e ci sta. Il ragazzo però che grinta! Va fortissimo e non si tira indietro. Non ha certo la miglior moto del lotto però la fa volare. Ci sarà fino alla fine anche se lo zero potrebbe pesare. Però ora si va a Misano, la gara più ostica della stagione per il gran caldo che l’accompagna. Tutto è aperto. Rea invece dovrebbe capitalizzare di più il suo talento, come sta iniziando a fare Camier che inizia a capire la moto e dunque ha smesso di cadere ed è lì davanti. Sarà lui il futuro Aprilia. In casa Yamaha la sfiga regna sovrana e dunque è dura. Crtuchlow, altro eroe moderno, va come un treno e lo ha dimostrato anche ieri. La costanza in gara ce l’ha, si è visto a Monza, a Portimao e a Valencia. Deve solo fare esperienza sulla SBK e ottimizzare la partenza, per il resto ha tutto. Come manetta è senza dubbio un talento. Toseland invece scivola e questo non lo aiuta di certo. Però James è un carattere di ferro e saprà tornare al vertice. È ancora presto per parlare di crisi. Aspettiamo ancora un po’ e speriamo nella gara senza fattori esterni e poi si vedrà.
 
Di Filippo Delmonte (del 20/05/2010 @ 12:31:16, in varie, linkato 2293 volte)
Entra nella Brux Clinic con i caschi che utilizza in gara, serviranno per la visita e l’adattamento perfetto del Brux, e con lei entra una simpatia e un’energia travolgente che fanno di Federica Brignone un personaggio affascinante. E lei la è già a venti anni. Oltre a rappresentare il presente e il futuro dello sci, l’atleta italiana figlia d’arte, sua madre “Ninna” Quario era protagonista della Valanga Rosa, è una sportiva al 100%. Quando elenca gli sport che pratica le si illuminano i suoi occhi grandi e profondi che sprigionano forza e determinazione. “Adesso preparo gli esami del primo anno di scienze motorie a Torino e in questo periodo penso solo all’università, che è un bell’impegno perché dalle 9 alle 16 sono in facoltà”. E poi ci saranno gli allenamenti per lo sci. Fai molta palestra? “Ci certo mi devo anche allenare, però la mia preparatrice mi lascia libertà, scelgo un po’ cosa fare, perchè la palestra non mi piace. Se devo fare la parte alta preferisco arrampicare, mi piace di più. Poi un’altra cosa che non amo è il ciclismo.” Con tutti gli impegni che hai, alla sera arrivi tardi a casa, come fai per mangiare? “Cucino io. Mi piace e mi diverte stare ai fornelli. E poi sono golosa di dolci e così torte, tiramisù, budini mi vengono alla grande, però faccio anche altre cose.” Tipo? Piatti valdostani? Alla domanda, Federica risponde decisa. ”Sono valdostana di adozione, io sono milanese e quindi cucino il riso giallo con l’ossobuco”. Tonando allo sport. Ora ci sono gli esami all’università, poi com’è scandito il tuo anno? “Dopo gli esami un po’ di vacanza, poi partirò con la nazionale per Ushuaia per gli allenamenti estivi”. In che disciplina ti allenerai. Vai forte in Gigante, specialità dove hai ottenuto il primo podio della carriera. “Mi allenerò in tutte le discipline perché l’obiettivo è andare forte dappertutto.” Al primo anno vero di Coppa due quarti posti e un terzo posto, un bel biglietto da visita. Ma com’è salire per la prima volta sul podio mondiale? “Difficile da dire, perché quando te ne rendi conto la festa è già finita. – sorride- Vai sul podio, vieni premiata, ma ancora non te ne accorgi di quello che è accaduto.” Il discorso scivola verso i materiali e per un profano è sempre difficile capire. Federica spiega le differenza tra i modelli di sci e svela una curiosità. “ Io uso sempre quel modello di sci. Lo stesso accade con gli scarponi: una volta che ne scegli un paio lo adatti secondo il tuo stile, piede, fresandolo, inclinandolo a piacimento poi utilizzi quello e basta, io addirittura lo uso in tutte le discipline”. E adesso provi Brux. “Si. Sono curiosa di indossarlo, provarlo. Sono molto attenta a questi dispositivi che ti permettono di migliorare la performance, o comunque ti aiutano. E così ora lo provo. Lo utilizzano in tanti. A parte Svindal, Rocca e altri atleti, sulle piste da sci molta gente ora lo porta e ne sente benefici. Adesso lo proverò anche io. Una cosa che non farò – si mette a ridere- sarà metterlo sotto l’elastico degli occhiali, come fanno in tanti. Non mi sembra molto igienico”. La chiacchierata è finita, il dottor Pelosi la chiama per la visita posturale e l’adattamento del Brux. Le viene confezionato il Brux colorato. Svindal lo utilizza rosso, Janrud giallo e Rocca tricolore. Per Federica è blu. “Il colore mi piace molto è quello che volevo, o così o verde perché rosso non mi piace”. Blu è il colore lanciato per i piloti delle moto, quindi comune denominatore tra te e loro: la velocità. “Ah le moto le adoro e mi piacerebbe vedere una gara, ad esempio il Mugello”. La visita è finita, Federica saluta e corre verso la macchina, deve tornare a Torino per il corso di danza acrobatica.
 
Di Filippo Delmonte (del 12/05/2010 @ 15:34:01, in gare, linkato 2153 volte)
La premiata ditta Melandri- Simoncelli si presenta allo stand San Carlo in perfetto orario: le 14. I numerosi fan dei due piloti del team Gresini sono già lì, armati di macchine fotografiche, aspettano di farsi firmare cappellini e poster. Disponibili come sempre Macio e Sic firmano, sorridono, si mettono in posa per le foto per oltre mezz’ora. Sembra di essere a una gara del Motomondiale, invece è Cibus. “C’è un gran casino di gente, non me l’aspettavo”. Attacca così Simoncelli, con la sua inconfondibile pronuncia romagnola. Melandri gli fa eco. “Pensavo ci fosse gente più matura, invece è bella vivace, piena di ragazzi. Arrivare è stato un delirio e impossibile parcheggiare. Va forte Cibus”. E vanno forte anche loro. “A Jerez ho avuto i primi risultati incoraggianti- racconta Simoncelli- e sono contento del lavoro svolto sia in gara che nei test del giorno seguente. Avevo bisogno di provare, perché l’inizio è stato duro. Abituarsi alla moto, all’elettronica alle gomme non è semplice perché con la MotoGp è dura inventare, bisogna conoscerla per gradi e studiarla. A tutto ciò vanno aggiunti i pochi test e le cadute di inizio stagione; non è stata una passeggiata. In Spagna ho capito diverse cose. Adesso non resta che crescere e continuare su questa strada”. Anche Melandri a Jerez ha trovato il bandolo della matassa. “Ho avuto una partenza difficile a causa delle sospensioni che sono arrivate in Spagna. La Ohlins mi ha portato le forcelle che volevo e ho fatto decisamente un passo avanti.” I test sono pochi e per un pilota come Simoncelli è uno svantaggio perché al debutto si avrebbe bisogno di fare chilometri. “ Anche per chi ha esperienza i test sono pochi. – dice Melandri- Oltre a questo si aggiunge il fatto che abbiamo gomme contingentate anche per le prove e questo non ci permette di provare tutto quello che vorremmo, perché per alcune prove servono gomme fresche.” Per ovviare alla mancanza di test e per stare in moto Melandri si diverte con il cross. “ Con la moto da cross vado sempre, ma adesso ho ripreso a fare motard, due settimane fa mi sono allenato a Castelletto di Branduzzo insieme a quelli del mondiale.” La pausa tra Jerez e Le Mans è di tre settimane. Simoncelli si è dilettato a commentare la SBK da Monza per la 7. Melandri invece mette a posto casa.”Ho rifatto alcune cose e ora sto allestendo la mia palestra personale.”
 
Di Filippo Delmonte (del 20/04/2010 @ 14:00:03, in gare, linkato 2130 volte)
Storie di CIV, di piloti che a Vallelunga a parte il risultato sportivo hanno fatto vedere il loro lato umano, lasciando in qualche modo il segno. Gondo ha un cognome buffo un nome impronunciabile, una tuta e un casco coloratissimi in tipico stile giapponese, e assomiglia nel viso e nel fisico al grande Kato. Si è presentato in Italia senza sapere una parola d’inglese e le prime sillabe italiche sono state le solite che imparano subito gli stranieri, firenze, cagliari ecc. Adesso riesce ad articolare qualche frase e non è poco, ha capito la domanda e risposto bene, meglio di tanti italiani verrebbe da dire. In pista è stato altrettanto bravo: si è preso la pole e ha conquistato il podio in gara. A fine gara Mattia Tarozzi e Alssandro Tonucci avevano gli occhi pieni di gioia dopo essersele date di santa ragione in pista. Il primo si è arreso al pilota del team Junior Gp però il suo secondo posto è stato come una vittoria. Mattia è tornato alle corse dopo il brutto incidente del 2005, quando aveva 14 anni, e come ricordo ha una caviglia senza mobilità che volevano amputargli. Lui ha stretto i denti e dopo cinque anni è sul podio, più bello di così non ci poteva essere miglior finale. Raggiante anche Tonucci per la bella vittoria e i suoi occhi raccontavano tutto, più delle parole. E lo stesso si può dire per Ivan Goi. L’ex baby prodigio doveva smettere di correre, invece ha trovato un team che gli ha offerto la possibilità di correre con l’Aprilia e lui ha vinto. Alla faccia di chi pensa che i piloti da un giorno all’altro non sanno più dare gas e con il termine bolliti vengono catalogati. Non male quindi il bollito alla Goi, diventato per l’occasione Ivan Terribile Goi, il suo nuovo nick, con la staccata da urlo nel tratto veloce del tracciato romano. In Superbike bello l’abbraccio tra Polita e Cruciani. Nel derby marchigiano- Ducati- team Barni, i due compagni sono stati bravi, bravissimi e anche per loro i gesti hanno contato più delle parole con i complimenti, sinceri, che hanno fatto da bella cornice alla gara perfetta. E la classe regina è tornata davvero regina: tanti piloti forti, belle moto e l’arrivo dell’Aprilia con gomme Michelin di Sandi e Pellizzon, grandi protagonisti dalle prove alla gara. E bella soddisfazione per Federico che dopo anni di purgatorio è tornato, e per la prima volta, grande in SBK. Infine forti, sorridenti i due piloti di casa: Dionisi e Massei che hanno monopolizzato la Supersport. Per il primo un bel ritorno nelle posizioni a lui congeniali, per Massei una bella conferma. E infine attenzione a Tamburini. Il giovane riminese con il team Bike service ha fatto enormi progressi. Ha ritrovato la sua forza e accumulato sicurezza. E Monza si avvicina…
 
Di Filippo Delmonte (del 17/12/2009 @ 18:08:07, in superbike, linkato 2189 volte)
È passata inosservata una foto dei test di Valencia, che potrebbe significare molto in chiave futura. Sul tracciato spagnolo durante i test Superbike hanno fatto il loro ingresso le Moto2. Tutti a parlare di paghe rifilate alle nuove nate dalle Supersport e nessuno che ha visto un turco non di bell’aspetto, ma dal polso pesante, come Kenan Sofuoglu che con la sua bella tuta Ten Kate è salito sulla moto del team Pons. Il manager spagnolo nel prossimo campionato schiererà il figlio Alex e Sergio Gadea, che in questi giorni hanno provato ad Almeria, ma in occasione dei test di Valencia ha fatto fare qualche giro all’ex campione del mondo della Supersport. A questo punto nulla da dire, due giri per sapere il parere di un esperto della quattro tempi ci stanno. Quello che però fa pensare è che Ten Kate sta costruendo un telaio per la Moto2, ha lo sponsor, quindi denaro in tasca, mentre Pons ha l’iscrizione al mondiale, agganci buoni in Dorna, ma pochi soldi. In questo clima di crisi, di tagli alle spese le sinergie divengono quindi importanti e di conseguenza non è impossibile immagine un primo abboccamento tra le parti. Ten Kate è già un po’ che guarda al mondo delle GP e questa potrebbe essere l’occasione buona, oppure potrebbe esserla per il 2011. Intanto Pons utilizzerà telai Kalex, poi si vedrà, in più c’è un’altra bella opportunità per le due parti: Sofuoglu che è turco, l’unico veloce, e si sa Dorna ci guarda alla provenienza del pilota per vendere al meglio il suo prodotto e anche lo stesso Kenan potrebbe essere felice e carico a passare nell’Olimpo lasciando così la Supersport che è sempre più in affanno: televisione quasi assente, idem per i premi, pochi iscritti. La nuova frontiera è la Moto2, la Supersport del futuro. Attenzione agli sviluppi e alle prossime foto e a eventuali defezioni e quindi spazi aperti per entrare subito nella nuova categoria. Tutto è possibile!
 
Di Filippo Delmonte (del 12/06/2009 @ 16:45:10, in gare, linkato 2567 volte)
Alex mangia di gusto un pezzo di pizza margherita, che gli ha tagliato la mamma, Alessio Corradi è seduto a fianco della sua famiglia e in mezzo a tutti i ragazzi del team nel ristorante Alexandro’s, l’italiano forse più famoso nel centro di Douglas dove in una tavola di fianco siede un gruppo di toscani che ormai ha per tradizione venire al TT per vivere emozioni e tifare tutti i piloti, come fanno gli inglesi che chiedono a tutti l’autografo e battono le mani ai piloti che finita la gara passano per la piccola strada che li porta al parco chiuso e al podio che diventa così una sorta di passerella per tutti, perchè concludere la gara merita rispetto e ovazione. Davanti a una bistecca e un piatto di pasta, si ride e scherza, la tensione accumulata in due settimane scende; si può trarre il bilancio di quindici giorni vissuti a tutto gas, prima sull’Isola per le qualifiche del TT, poi a Vallelunga e di corsa verso l’Isola; un tour de force senza precedenti per un pilota italiano che però fa tornare alla memoria David Jeffries che si divise tra Silverstone e la North West 200 per prendere parte alla gara nazionale e alla mitica corsa su strada. “Non facciamo paragoni, lui era un mito – si schernisce, ma gradisce il confronto con il grande David, Alessio- e vinceva. Io mi sono piazzato: a Valleunga abbiamo incontrato qualche difficoltà e non sono riuscito ad andare oltre il settimo posto. Devo assolutamente migliorare nelle prossime gare. Qui sull’Isola ci è mancato un pelo per arrivare alla replica Silver, che rabbia”. La sua Kawasaki ZX 6 Stock ha accusato un problema elettrico a metà dell’ultimo giro. Pura sfortuna. “Se tutto filava liscio arrivavo alla fine con la media delle 120 miglia, che sarebbero un po’ scese nel calcolo finale per via del rifornimento, ma sarei stato abbondantemente dentro il 105%, limite massimo per prendere la prestigiosa replica in argento. Pensa che bello metterla in bacheca”. Ci sarà invece la replica del trofeo in bronzo. “Sì ci sarà quella, solo una però. Ci contavo sulla seconda gara, ma il problema che sembrava risolto il giorno prima, si è riproposto e mi ha costretto ad abbandonare e addio sogni di gloria”. Rispetto al giorno precedente il tracciato era più lento per via dell’acquazzone caduto a Kirk Michale che ha posticipato la partenza di quasi quattro ore e lasciato qualche macchia di umido sulla strada. A gare finite non resta che tracciare un bilancio. Gli occhi di Alessio si illuminano quando ripercorre a mente il giro, si esalta, perchè il TT è adrenalina. Sarà pur pericoloso, ma rimane il posto più bello per correre con una moto. “Ci sono tutte le situazioni che trovi in mille piste diverse: qui c’è tutto in 60 chilometri. È qualcosa di unico. Discese, salite, rettilinei, tornantini. In più passi tra le case, per i paesi. L’emozione è sempre tanta e correre qui è meraviglioso. Al secondo anno conosci meglio il percorso, ricordi più punti e sai dove puoi osare di più”. William, guida il camion del team del gommista di Langhirano e da 20 anni viene sull’Isola, strabuzza gli occhi. “Mi hanno detto che a Creg-ni- Baa entravi di traverso come se fossi in pista, ma non è una pista”. “Lì c’è spazio –risponde Alessio che conclude il teatrino con versi e rumore di moto e anche il piccolo Alex, sue anni e mezzo e già un piccolo motociclista, segue il padre nel fare il verso della moto con la bocca e ne viene fuori un bel quadretto- e quindi entravo come in pista, ma negli altri punti mica rischio. Ho sempre tenuto una buona percentuale di margine”. Per capire quanto il Folletto di Langhirano sia andato forte quest’anno e senza problemi avrebbe finito nei venti, basti vedere i tempi del 2008 e quelli del 2009: sulla distanza ha migliorato di quattro minuti e 56 secondi, la media totale l’ha portata a 117,744, ben sei miglia in più del 2008 e il primato sul giro è stato abbassato a 18’56”49, mentre lo scorso anno aveva fermato il cronometro sui 19’59”. Un bel salto in avanti. “Mi sono migliorato, ma anche gli altri sono andati forte, molto forte. Il livello si è alzato molto e infatti con il tempo di quest’anno avrei finito diciottesimo nel 2008, questo vuole dire che sono andati tutti meglio. Peccato non essere riuscito a fare qualcosa in più, però l’obiettivo di portare a casa la statuetta l’ho centrato. Che bello avere il trofeo del TT a casa è proprio bello”. Nel TT che ha quindi confermato la bravura di Alessio Corradi, Mc Guinness nella Superbike ha stabilito il nuovo record sul giro in 17’21”29 alla media di 130. 442 mph. Un dato per dire che sulle strade Mountain si va sempre più forte.
 

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