:::Filippo Delmonte::: | Giornalista Sportivo
   
REDAZIONALI
 
 
21/11/2006
Abbiamo fatto un giro nei reparti corse Yamaha

Venerdì scorso, la Yamaha ha premiato i campioni della R6 Cup presso la sua sede di Gerno di Lesmo. Una cerimonia fluida e veloce che ha visto il simpatico Nuccio Zerbo fare incetta di premi, infatti oltre alla conquista del torneo, Supercampione, si è imposto anche in alcune categorie speciali. Oltre al pilota del team Fox sono stati premiati altri protagonisti della stagione record del campionato Yamaha R6 Cup che per il 2007 si rinnova nella formula di gara e punta a bissare il successo del 2006, obiettivo alla portata vista la professionalità e lo spirito del torneo ottimamente organizzato dalla Yamaha Motor Italia.

Come super premio per gli ospiti, oltre ai piloti anche sponsor e giornalisti, è stato visitare i blindati reparti corse di MotoGp e Superbike oltre alla linea di produzione. Non abbiamo potuto scattare foto, giustamente vietato, come ci ha ricordato il padrone di casa, il sempre disponibile Claudio Consonni che ci accompagnerà nel giro, e quindi cercherò di farvi provare il giro virtuale tramite il racconto, sperando di riuscire a convogliarvi nell’atmosfera.

Iniziamo il giro:

La visita inizia dal reparto di produzione. Un capannone pulito come se fosse una sala operatoria ci accoglie. A destra gli uffici tecnici, a sinistra notiamo la lunga linea di montaggio che al momento sforna le belle Yamaha MT03, 52 moto montate e imballate al giorno è il ritmo di lavoro.
Sullo sfondo dell’enorme metratura a disposizione si notano subito i telaio che appesi a strutture fatte costruire da Yamaha per non subire botte durante i trasporti aspettano di essere assemblati. Un assemblaggio che inizia nell’introdurre i cuscinetti negli appositi alloggiamenti per poi essere passato alla linea. Negli altri banchi di lavoro si assemblano invece gli altri componenti, come minuteria, serbatoi, dotati di coperta per non essere rigati durante il montaggio, manubri. Tutto ciò fa parte del pre- montaggio e passa dunque sulla linea pronto per la lavorazione. Ogni postazione monta tutti i particolari, dal motore, Minarelli, dotato anch’esso di protezioni all’impianto elettrico passando poi per tutti i particolari. Una volta finito il lavoro di montaggio del veicolo passa alla zona collaudo, dove vengono controllati con cura e con l’ausilio di strumenti elettronici tutte le parti con particolare attenzione su freni e motore. Concluso il collaudo la moto passa alla zona di imballaggio dove la MT 03 viene impacchettata e posta in zona di carico merci.

Finito il giro della produzione ci dirigiamo dalla parte opposta alla grande area che occupa la filiale italiana della Yamaha Motor Italy e arriviamo alla zona nevralgica, i reparti corse. In fondo alla via vediamo due bambini che corrono, sono i figli di Haga che giocano e subito dopo appare Nitro Nori che passa e saluta. Subito ci immergiamo nell’atmosfera racing e entriamo nella zona motori. Qui Ambrogio,storico tecnico della Superbike, spiega che l’area davanti a noi è dove vengono assemblati e sviluppati i motori delle Yamaha R1 del team. 12 motori per pilota all’anno e varie revisioni sono i dati che vengono detti dal simpatico tecnico. Due passai più avanti arriviamo dove alloggiano le moto. Quattro banchi e la moto di Corser piazzata in bella evidenza per poterla vedere da vicino dopo essere stata utilizzata per la prima volta a Valencia nei test Pirelli e le carene smontate animano la sala sulla quale campeggia, dalla parte del numero 41, un grosso striscione di Haga omaggiato dai tifosi del pilota giapponese che ci saluta e noi ci dirigiamo verso il reparto più proibito del mondo,quello della Factory MotoGp che come dichiara il responsabile comunicazione del team, quello che andremo a vedere non è un reparto corse, bensì un work shop in quanto lo sviluppo e la nascita delle moto viene fatta in Giappone, mentre a Gerno vengono gestite e sottoposte a manutenzione.

Appena varchiamo la doppia porta ci accoglie la gialla M1 numero 46 che fa capolino. A fianco, dall’altra parte della stanza, sugli appositi cavalletti sono accomodati i quattro cilindri dei tre Diapason dal 2001 al 2005. E il 2006 dov’è? Nel reparto motori. Il propulsore utilizzato quest’anno da Rossi ed Edwards è lì smontato in diverse parti per farsi scoprire e vedere. Uno spettacolo di tecnica, di cura maniacale, leggero ed estremamente bello ben assistito dai quattro ragazzi del reparto che curano sui campi gara i motori bisognosi di riparazione e manutenzione ordinaria.
Varchiamo ora la porta e arriviamo dinnanzi al camion grigio della Yamaha Factory, per intenderci l’officina mobile dove i tecnici revisionano i motori durante il week end di gara. Saliamo e a sinistra c’è una piccola sala monitor, con diversi plasma posti sulla parete, a sinistra invece entriamo nell’officina vera e propria, anche questa pulita come una sala operatoria, dove spiccano le postazioni di lavoro dei tecnici: il banco è diviso in sei parti e di fronte i cavalletti per mettere i motori revisionati. Nel gavone invece i motori vengono coperti e messi in appositi cavalletti che evitano disastri durante il trasporto. Scendiamo e a fianco del camion ci sono alcuni esemplari delle ultime Yamaha, dalle 500 di Abe, Crafar e Jacque alle M1 di Biaggi a quelle di Checa e Rossi. Un piccolo museo che spesso viene privato di un pezzo per darlo agli sponsor o portarlo in esposizione nelle fiere, show bike per intenderci. Le altre invece a fine stagione non tornano in Giappone, bensì vengono pressate e dunque addio.

Il nostro giro finisce qui in mezzo alla passione e all’adrenalina che regala una simile visita.

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