:::Filippo Delmonte::: | Giornalista Sportivo
   
REDAZIONALI
 
 
04/12/2006
125 gp. Il massacro dei giovani

I giovani sono il futuro della società, nutrono le nostre speranze, vanno aiutati, salvaguardati. Affermazioni più o meno filosofiche che ci riempiono la testa tutti i giorni e alla fine sono in netto contrasto con la realtà, basti leggere giornali o ascoltare notiziari. In questa selva di valori svaniti e moralismo da due soldi non fa certo eccezione lo sport. Tutte le discipline ormai perseguono un solo obiettivo: vittoria condita da soldini! Altrimenti pace, sei un perdente. Non conta essere corretti con l’avversario, sacrificarsi per emergere, fare di tutto per essere bravi cominciando dalla gavetta per poi andare avanti. Adesso bisogna vincere, basta! E così vittoria diventa sinonimo di affermazione, ingaggi pazzeschi e bella vita. Tutto il resto è carta straccia, aria fritta che non serve nel mondo di oggi fatto soltanto di interessi e scarso interesse per l’individuo. L’importanza dell’atleta è dunque data dal suo essere vincente, nulla più, da qui ecco spuntare doping, scommesse clandestine e quant’altro regali denaro e miglioramento delle prestazioni.
A differenza di altri sport il motociclismo, per fortuna, si discosta nell’assunzione delle sostanze proibite e di altri particolari. Sui giovani invece la politica adottata è senza ombra di dubbio terribile. Tutti vanno alla ricerca spasmodica di giovani talenti da lanciare nel motomondiale e poi se fanno flop al primo tentativo si mandano in pensione a sedici anni! Pazzesco! Tanto lasciare a piedi un ragazzo cosa importa? Nulla. L’importante è il risultato, quindi a casa senza fiatare. L’investimento al team spesso non è costato tanto visto che sono i padri dei ragazzi a reperire il budget e gli sponsor per mandare il figlio nell’arena mondiale e dunque poco male se si è scommesso sul ragazzo sbagliato perché alla porta ce n’è un altro da schierare e se anche questo fallirà via con un altro tentativo, altrimenti se sarà il cavallo di razza via a cavalcare il momento d’oro.

Un esempio, Tamburini:

Con questa premessa si capisce subito la fine del giovane. A sedici anni può essere già un pensionato. Questo è il caso, tanto per fare un esempio, di Roberto Tamburini. Il pilota romagnolo ha fatto la scuola spagnola: in sella a dodici anni e poi passo dopo passo è divenuto un protagonista del Cev, campionato che gli ha poi aperto le porte del Motomondiale. Nel 2006 ha affrontato la serie iridata. Sono mancati i risultati e così eccolo fuori dalla mischia. Forse Roberto non è un talento cristallino, forse non era ancora maturo per correre nella difficile 125, forse, forse forse. A parte se e ma quello che balza all’occhio che il prossimo anno non avrà una moto! Dopo un solo anno di mondiale eccolo a piedi a cercare un posto nella 600 stock europea. Non è certo una retrocessione sia ben chiaro, ma è possibile che a quindici anni non si dia il tempo di crescere? Almeno un altro anno il ragazzo lo dovrebbe fare almeno per mettere a frutto le esperienze passate e migliorare. Nel caso in cui facesse ancora flop via per altri lidi, ma una sola possibilità quando si è ancora così giovani è francamente un po’ poco per una ragione soprattutto. Un pilota così piccolo da un anno all’altro può avere margini di miglioramento incredibili, come può crescere in altezza può crescere anche come conduttore.

Vedi Bautista:

Semplifichiamo il discorso con Bautista. Lo spagnolo nel 2006 ha vissuto una stagione da imperatore: una spanna sopra gli altri e mondiale stra vinto senza patemi quando lo scorso anno era un comprimario dal buon potenziale, niente più. Per non parlare del 2004 dove non ha dimostrato nulla. Quindi cosa vuol dire? Che la crescita in pista è fondamentale come quella fisica e psicologica. Solo con l’età si migliora, si capiscono gli errori, si mettono a frutto. Bisogna dare il tempo di fare esperienza, imparare e crescere senza patemi senza mettere questi ragazzi sotto esame. Di Valentino Rossi, Marco Melandri, Max Biaggi e Loris Capirossi in circolazione ce ne sono pochi, molti hanno bisogno di un minimo di rodaggio a prescindere dal talento.

Che fare?
A fronte di tutto ciò sarebbe opportuno cambiare alcune piccole regole. La Dorna vuole una 125 under? Ben venga, la categoria propedeutica è giusto che formi i piloti di domani ma attenzione bisogna salvaguardarli. Viene iscritto il team con un top e una seconda guida, ok va bene, ma attenzione se il giovane in questione al debutto bisognerebbe consentirgli di fare due anni. Se il nome non va bene allora si boccia e semmai si candida l’anno dopo alla fine di un altro anno di gavetta. Se invece si da il benestare allora salvaguardiamo il ragazzo anche se dovesse essere sempre tra gli ultimi. Almeno due campionato vanno fatti altrimenti è inutile farli correre per un’apparizione che regala ben poco. Il ricorrere a mille scuse e trattarlo come un ferro vecchio per poi rimpiazzarlo con un altro può risultare una ferita letale nella psiche del pilota.

La Federazione dovrebbe fare qualcosa

Per curare i giovani dovrebbe inoltre intervenire la Federazione. Nel calcio esistono i vivai giovanili, nelle moto no. Per sopperire a questa mancanza dovrebbe entrare in gioco la FIM, sempre più estranea ai campionati mondiali. Gli organi competenti dovrebbero fare da garante ai ragazzi aiutandoli e salvaguardando i loro diritti. Non sono capaci perché è meglio fare altro? Bene! Allora ridiamo ai piloti un campionato europeo con la E maiuscola. I talenti usciti dalla serie continentale quando era ancora in auge sono quelli che fomentano le folle oggi quindi vuole dire che una formula propedeutica è indispensabile per temprare e fare maturare i piloti. Il Valentino Rossi di oggi arriva puntualmente dalla vecchia scuola europea fatta di un torneo a fianco del motomondiale e anche se quell’anno buscò da Cecchinello si era comunque garantito il passaggio al mondiale con un team di punta. Questo significa che la tappa di avvicinamento è fondamentale per una buona riuscita e una crescita graduale, per cui basta correre su piste sconosciute e in una categoria di basso profilo, bisogna tornare a essere appetibili e dare un trampolino di lancio come fa la FG Sport con la Coppa del Mondo Stock 1000 e l’europeo Stock 600 under 20. Darebbe il modo giusto per allevare i piccoli piloti. Coinvolgere la Dorna non sarebbe male, tanto con tre classi al via il tempo per una 125 europea ci sarebbe. Forse in questo modo non si manderebbero giovani under 15 al mondiale vedendoli pensionati l’anno successivo.

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