:::Filippo Delmonte::: | Giornalista Sportivo
   
REDAZIONALI
 
 
10/02/2007
Riflessione sul team Italia

Mi ricordo il team Italia anni 80 e primi 90, quello che vinceva in pista, portando al successo, piloti come Gesini, Cadalora, Casanova, Messere, Debbia e tanti altri che sono passati dal plotone federale. Erano gli anni di una struttura organizzata che ben lavorava, forte dell’appoggio di grandi partner e di un team di persone valide in grado di rendere potente anche economicamente la nazionale a due ruote. Poi con il passare degli anni abbiamo perduto quasi tutto: soprattutto la parte economica che venendo a mancare ha tarpato le ali nel lanciare nuovi talenti.
Ebbene sì, sarò anche un po’ malinconico ma quello che manca dai tempi che furono è proprio questo team che vinceva e finanziava l’attività dei ragazzi. Oggi invece ci dobbiamo accontentare di un Team Italia che non si capisce di che colori vada vestito: rosso e nero, blu e bianco, azzurro e bianco, una combinazione di tinte che ha fatto un po’ di confusione. Insomma non c’è unità e soprattutto non ci sono sponsor federali. E’ vero, la FMI ha dato contributi a queste squadre però poca roba e dunque il ruolo è e appare defilato perché manca un nucleo di persone che lavora, non tutto, penso, può ricadere sulle spalle dello stimato Porrozzi che dedica anima e corpo alle corse ma dovrebbe essere assistito da altre figure, come per esempio uomini marketing e comunicazione, persone esperte nei vari settori (preparazione fisica, psicologica e tecnica), come accade nelle squadre di cross, trial, enduro per dare alla squadra azzurra un ruolo di primo piano.
Abbiamo bisogno di una Federazione che torni a essere un organismo che aiuti i ragazzi con finanziamenti e sostanza. Non si può dormire sugli allori e pensare che tutto vada bene confortati da qualcuno che si mette in luce e più piloti al via. Ma questi se analizziamo sono soltanto palliativi. I giovani che debuttano sono sempre meno e dunque la qualità è meno elevata rispetto al passato. Semplicemente perché se prima c’erano 100 giovani, 10 promettevano, adesso ce ne sono meno della metà e dunque il rapporto si abbassa.
Vediamo di metterci al lavoro e trovare sponsor di una certa caratura come fanno le altre federazioni come pallavolo, basket e calcio. Torniamo a lavorare bene e permettiamo ai giovani di aprirsi una porta non soltanto con l’iscrizione, garantita alla stock 600 o 1000 del 2008, ma portandoli fisicamente in Europa con un piano che li valorizzi e permetta loro di correre a costo zero o quasi. Già quest’anno, 2007, Magnoni e Filice sono stati accettati. Quindi vediamo di dare qualcosa in più ai ragazzi delle due ruote che stanno invecchiando come il nostro paese che non lascia spazio alle giovani promesse.

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