:::Filippo Delmonte::: | Giornalista Sportivo
   
REDAZIONALI
 
 
02/03/2007
Ragioniamo in termini televisivi

Il mondiale Superbike, compie quest’anno venti anni e la prima candelina l’ha spenta con immenso entusiasmo sabato in Qatar con tre gare da cardiopalma. Ora, spostandosi dai fatti della pista proviamo a guardare le derivate con occhio televisivo per capire cosa manca al torneo per diventare un fatto mediatico, irrinunciabile. La cassa di risonanza data dal tubo catodico non è una novità, così come non lo è la spettacolarizzazione dell’evento sportivo per fare breccia sulle emittenti televisive. Da qui alcune considerazioni.

DUE MANCHE: è la caratteristica del mondiale SBK. Piace al pubblico presente in pista che vede due gare con gli stessi protagonisti, piace ai piloti, seppur stressati doppiamente, intenti a tentare la doppietta o alla peggio cercare il riscatto. Fin qui perfetto. Tanto pubblico in pista, in certi casi anche superiore alla Gp, ma nettamente perdente nel confronto televisivo dove i prototipi fanno ascolti da Formula 1 e le derivate raccolgono le briciole nonostante il buon inizio del 2007.
Le due manche danno sì spettacolo, ma alla fine non hanno lo spazio in diretta come meriterebbero e tolgono così sapore e spazio televisivo alla Supersport, altra categoria mondiale. A fronte di ciò non sarebbe male correre una sola manche Superbike, come accade in MotoGp, in modo tale da dare spazio alla cadetta Supersport che così andrebbe in televisione complice il fatto di avere protagonisti diversi che creerebbero l’attesa verso la gara clou. Inoltre le due manche non sono spendibili nemmeno in termini assoluti. Manca il vincitore finale della sfida e questo complica le cose, anche per chi scrive pezzi sul giornale. Questo dettaglio può essere quello più superfluo.
Quello che invece conta notare è che la SBK è nata con due manche per diversificarsi e dare spettacolo, ma è anche vero che come il motocross questo risulta un handicap per la televisione che da parte sua ha spazio sempre più risicati e dunque diventa impossibile dare più spazio, a meno che si mandino in porto altri contratti.

PIU’ TELECAMERE: Il mondiale Superbike per ottenere più appeal dovrebbe avere più telecamere lungo il tracciato, le attuali sono troppo poche e in alcuni casi lontane dall’azione, il che fa perdere visione sullo sponsor e sulla scena inquadrata. Inoltre anche i replay sono radi e mandati in onda spesso tardi. La televisione pretende punti di ripresa più numerosi per moltiplicare i punti di vista dello spettatore che deve trovarsi dentro la scena.

ON BOARD: scomparsi due anni fa dalle derivate di serie, rappresentano un’enorme perdita per lo spettatore. Trovarsi a bordo della moto di alcuni piloti regala sensazioni uniche e molto televisive, ossia spettacolari.

SUPERPOLE: Importante per dare visibilità a squadre e piloti. Bella da vedere dal vivo, in televisione si perde. Troppo lunga da risultare quasi noiosa. Dovrebbe essere forse rivoluzionata. Ossia dividerla con otto piloti di Supersport e otto di Superbike. Oppure, ancora meglio offrire l’ora decisiva delle qualifiche seguendo mano mano tutti i piloti protagonisti nel giro buono. Una sola moto in pista, alla lunga stanca.

Infine una nota va anche alla sigla iniziale e alla presentazione dell’appuntamento e dei piloti da variare in modo appetibile per rendere elettrizzante già l’inizio della trasmissione. Un esempio di spettacolarizzazione dell’evento è il modello proposto per il Motomondiale. Tante telecamere in pista e almeno una nei box. Per quanto concerne invece la presentazione direi che quello proposto per i test di Jerez è qualcosa di sopraffino.
Con il seguito che la Superbike ha ottenuto negli anni a fronte degli investimenti fatti, la televisione è oggi il segmento da portare avanti con maggior scrupolo per raggiungere elevati standard qualitativi di uno spettacolo senza eguali.

 
TORNA ALL'ELENCO REDAZIONALI
Sito realizzato da New Works Webtech