:::Filippo Delmonte::: | Giornalista Sportivo
   
REDAZIONALI
 
 
12/09/2007
Giovani piloti italiani non vi vuole nessuno!

Gli italiani non li vogliamo, sembrano dire i tema manager stranieri. E provate a dire il contrario. Mister Stiggy, ricordato per moto buone, ma soprattutto per la bella fidanzata, non vuole nemmeno sentire parlare di ragazzi del nostro paese. Quasi avessero il vaiolo. Ma sfortunatamente non è l’unico, come lui la pensano Ten Kate e la Yamaha Germany, scusate Motor Europe. Così i nostri bei talenti rimangono in cantina, in naftalina. Vedi Claudio Corti, Matteo Baiocco, Davide Giugliano, Massimo Roccoli e fino a ieri Michel Fabrizio, per fortuna sua è arrivata la Ducati.
Perché succede questo? Difficile da capire visto che i nostri sono sicuramente dei bei talenti e siamo senza dubbio la nazione che ne sforna di più, ma spesso rimaniamo al palo perché nessuno li vuole, tranne i team italiani. Gli italici della manetta sono quindi messi da parte, per molti non sono professionali come gli stranieri, sono più fighetti, si lamentano e sono perfezionisti, si dice in giro. E forse hanno alle spalle famiglie che spaccano gli equilibri nelle squadre. Tutto vero si potrebbe dire, ma sarebbe ora di provare a invertire questa tendenza. Primo, i piloti dovrebbero dare segni di maggior responsabilità, i famigliari restarsene a casa e i dirigenti delle filiali italiani dei marchi giapponesi provare a fare pesare maggiormente le capacità dei nostri, cercando di mediare in certe situazioni e perché no credere maggiormente nei ragazzi sui quali si è deciso di investire. Se non si crede è difficile convincere gli altri! Meditate gente, meditate.

A tutto questo si uniscono altri due argomenti che potrebbero allacciarsi o meno alla situazione.
Yamaha Germany: A giudicare da quanto si vede ed emerge dalle ultime scelte di mercato, il team ormai controllato a tempo pieno dall’Olanda, pensa a dare gli ultimi contributi della pensione a piloti glosiriosi. Prima Curtain, bravo si ma non in grado di vincere un mondiale, poi Foret. Il galletto francese il gas lo dà a due mani, può rappresentare una certezza per il prossimo mondiale, ma è altrettanto vero che le primavere passano e se il buon Fabien troverà giovanotti desiderosi di vincere, vedi Rea, non sarà certo facile. Quindi perché non tentare una carta diversa, semmai un giovane in orbita Yamaha come Corti o Roccoli? E poi Broc Parkes. L’australiano con la faccia da pugile negli anni è un po’ maturato, meno violento, ma ugualmente inconsistente. Quando è in giornata va forte, ma quanti errori! Come si fa a continuare ad avere fiducia in un pilota che nonostante abbia guidato le migliori moto, Honda Ten Kate e R6 non ha mai vinto e nemmeno sfiorato un mondiale. Misteri della fede e soprattutto della carta d’identità. Quindi italiani provate a prendere passaporto australiano.

Infine Casa Honda. Sono appassionati nella filiale europea, ma a giudicare da come vanno le cose e le trattative sembra proprio che tra vecchio continente e Giappone lo scambio di informazioni sia ben difficile. E così ecco che prima Vermeullen, poi Toseland se ne vanno e si aggiunge anche Fabrizio. Motivo? Tante promesse e poi nulla. Niente. Le richieste non vengono esaudite e appare dunque chiaro che ai giapponesi interessi solo dei suoi piloti diretti come Rea che rimane in orbita Honda, mentre per gli altri pazienza. Li hanno messi una tantum sulla MotoGp (Tosleand escluso) i ragazzi hanno fatto vedere di saperci fare, ma nulla da fare il trattamento di fine rapporto era ormai pronto. E quindi che dire? Forse sarebbe meglio essere un po’ più uniti e a Tokyo farebbero bene a fare qualcosa, altrimenti la luce sarà sempre più fioca anche nelle derivate di serie.

 
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